Edward St Aubyn – I Melrose

Ho deciso di leggere questa raccolta di romanzi brevi dello scrittore inglese Edward St Aubyn solo dopo aver visto l’adattamento televisivo Patrick Melrose, con Benedict Cumberbatch. Mi aveva colpita il mondo narrativo di questa saga familiare: una classe aristocratica decadente che sembra partorire solo mostri e persone profondamente danneggiate. Rimanendo col personaggio di Patrick dall’infanzia alla mezz’età, si segue il suo lunghissimo e complicato tentativo di emancipazione da quell’ambiente. Vi anticipo che solo il primo dei romanzi mi è piaciuto davvero e che la serie tv per me ha funzionato meglio.

1) Non importa: una mazzata nello stomaco. Le origini del personaggio Patrick Melrose, qui bambino, sono terribili. Un viaggio dentro la mente distorta del padre orco e della fauna che lo circonda negli anni ’60. Emerge chiaramente un motivo di fondo: l’uomo dell’upper class descritto da St Aubyn è un sadico convinto che essere crudeli col prossimo sia il miglior modo per distinguersi dal “popolino”. Agghiacciante pensare alla base autobiografica di questi racconti. Interessante la scelta fatta per la serie tv, in cui questo romanzo diventa il secondo capitolo della storia, e non il primo, spiegando a ritroso la formazione di un personaggio tragico come Patrick.

i melrose st aubyn recensione copertina libro2) Cattive notizie: bello il lavoro fatto dall’adattamento televisivo, che ha risollevato il materiale originale trasformandolo in un pilot eccellente. Sulla carta, non funziona allo stesso modo. Fedele cronaca della vita da tossico del traumatizzato Patrick, riesce a restituirne lo squallore in un flusso di coscienza costellato dai meccanismi fisiologici del personaggio: la ricerca spasmodica di vene ancora fruibili, le ondate di sostanze che invadono il sangue, il ritorno alla ricerca di un venditore affidabile. Il problema è che dopo una sessantina di pagine il romanzo ha già esaurito tutto quello che aveva da dire.

3) Speranza: raggiunta la metà del poderoso volume non ero più tanto motivata a continuare la lettura. Ci ho provato lo stesso, perché il terzo capitolo si annunciava più vicino al primo nella struttura: un’alternanza di punti di vista che racconta di una sola serata in cui tutta l’upper class dell’aristo-disperazione converge a una mastodontica festa. Si fa leggere, ma sembra sempre indeciso tra essere un dramma oppure una raccolta di aforismi. Dà la fastidiosa sensazione di ascoltare qualcuno che vuole essere arguto a tutti i costi.

i melrose copertina libro 2 recensione st aubyn4) Latte materno: inizia dal punto di vista del bambino Robert, figlio di Patrick, durante una vacanza estiva nella villa di sua nonna, dove si sono consumati i fatti terribili del primo romanzo. Per me è stato il colpo di grazia, non ce l’ho fatta. Per struttura, è il più originale dei quattro, ma arrivati a questo punto i contenuti suonano ripetitivi e la visione del mondo di Robert non riesce a compensare, anzi. La storia di Patrick Melrose sulla carta ha finito per risultarmi noiosa e la prosa di St Aubyn non ha aiutato.

Vittoria della televisione sulla letteratura: David Nicholls e Edward Berger salvano tutto il meglio del testo di St Aubyn, editano via il resto e ambientano, modificano, potenziano. È uno di quei casi in cui non ha senso leggere il libro prima perché l’adattamento è nettamente migliore.

Il finale della saga è pubblicato separatamente nel volume Lieto fine, che non ho letto.

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