Rachel Cusk – Transiti

Rachel Cusk Transiti recensioneTransiti di Rachel Cusk è meno urgente del primo capitolo della trilogia, Resoconto. Qui l’atmosfera si fa più cupa e più opaca. Il suo fascino e il suo difetto sono collegati: alcune parti suonano artefatte, come un tentativo di ripetere lo stesso clima di Resoconto, ma in circostanze diverse, più opprimenti, sull’orlo di una depressione che prima non si avvertiva. Sono però proprio il suo senso di minaccia e di vacuità asfissiante a rendere il libro particolare.

Resoconto era un viaggio, era il “transito” nel senso più luminoso: una donna inglese in Grecia esplodeva in mille particelle, ma alla fine non sembrava evaporare o disperdersi. Il suo sembrava quasi il percorso verso una rinascita. La voce narrante non parlava mai davvero delle circostanze che l’avevano condotta a quel frangente esistenziale, ma lo faceva attraverso le esperienze speculari di tutti gli altri personaggi. Sapevamo solo che c’era stato un divorzio.

Rachel Cusk Transiti recensione

Qui, in Transiti, c’è un’opposizione di simboli. La protagonista è tornata a casa, si sta stabilizzando. O meglio, compie le azioni necessarie a individuare una nuova stabilità, che non sembra arrivare. La sua transizione è rappresentata dal cambio di quartiere, di casa e dalla ristrutturazione della stessa; ma non suona né come una rinascita, né come un vero e proprio passaggio. È più che altro un limbo, una prigione metafisica. Se fosse una carta dei tarocchi, sarebbe l’Appeso. E così, le storie che la donna ci racconta si fanno più disperate. La vicenda principale è meno esile rispetto al precedente romanzo, si lega a figure gotiche, con la narratrice intrappolata nella stasi della sua casa scomposta, in balia delle forze malefiche incarnate spettacolarmente dai vicini astiosi che la perseguitano. Anche la fuga finale verso la campagna ha delle connotazioni sinistre: sono già chiare nel viaggio che la conduce laggiù (il transito), ma soprattutto nel personaggio di Lawrence, la cui missione pare essere quella di torturare psicologicamente i suoi bambini con un sadismo neanche tanto dissimulato.

Per cui sì, capisco che sia traumatico scivolare dalla lettura del mercuriale Resoconto alla pesantezza di Transiti. E forse nella sua parte iniziale manca la stessa concentrazione di idee, il frullo di storie qui e là si fa risaputo. Eppure questo capitolo ha un suo fascino, è anch’esso un tassello fondamentale.

Lascia un commento