Ken Liu – Le onde

Le onde Ken Liu recensione RUna bella raccolta di un bravo scrittore di fantascienza: Le onde di Ken Liu, pubblicato da Future Fiction. Ci sono tante buone idee a sostegno di alcuni temi ricorrenti. L’argomento principale in quasi tutte le storie è la complicata relazione tra genitori e figli, a volte rappresentativa di un conflitto con le proprie origini etniche miste, quando il racconto è più vicino alla nostra realtà; mentre in altri casi si spazia al post-umano, alla discendenza che evolve rispetto ai (pro)genitori. Gli elementi fantascientifici riguardano soprattutto il passare del tempo, la modifica del corpo e il viaggio interstellare. Sono tutte storie umane commoventi, di solito malinconiche e poco inclini al lieto fine.

I racconti che mi sono piaciuti di più sono i due che si allontanano di più dal nostro presente. Del tutto altrove, vaste mandrie di renne è quello più astratto, che concepisce la vita post-umana tradotta in intelligenza artificiale, ma continuando a parlare di legami tra genitori e figli anche su quel piano. Le onde si spinge ancora più in là sullo stesso discorso, con una serie di twist che ravvivano la narrazione, intervallata in modo un po’ ingenuo da estratti da miti di creazione.

Simulacro è un altro esempio di malinconia parentale supportata dalla tecnologia. Basato su un’idea carina e semplice, alla Black Mirror (Be Right Back), mi ha un po’ irritata per la sua conclusione paternalistica, che non fornisce il pay-off adeguato dopo aver rappresentato una violazione del consenso macroscopica da parte di un padre verso la figlia.

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Ricordi di mia madre parla di alterazione del tempo biologico al fine di trascorrerlo insieme a una persona cara, mentre Restare indietro pare quasi il prequel della singolarità che crea il mondo A.I. di Del tutto altrove, vaste mandrie di renne, raccontato perà dal punto di vista di chi non diventa post-umano: una posizione opposta e oppositiva, in un gioco di specchi molto interessante, soprattutto nel paragone con l’altro racconto.

Animali esotici spazia su un ambito diverso, che riguarda la ricerca di identità ed emancipazione, altro tema che affiora qui e là nella narrativa di Ken Liu. Qui si parla di chimere biologiche e di schiavitù. È il racconto più lontano dal tema generale, insieme a un altro, La combinazione perfetta , una distopia sulle filter bubble non troppo originale, e che replica lo stesso tipo di colpo di scena di Animali esotici. Comunque interessante, data l’attualità del tema (sul genere c’è anche il romanzo Il cerchio di Dave Eggers).

Mono No Aware è l’ennesimo racconto di padri, madri e figli, anch’esso permeato da una tristezza infinita. La sua specifiticità è inquadrare un momento di crepuscolo umano, focalizzata sull’estinzione di una nazionalità, in un contesto di viaggio spaziale. Premio Hugo nel 2013.

Questa raccolta è la somma di altre due pubblicate sempre dallo stesso editore: Mono No Aware e altri racconti e La combinazione perfetta contengono gli stessi titoli che trovate tutti insieme qui. Spero che qualcuno pubblichi in italiano anche il resto dell’opera di Liu, perché, nonostante qualche difetto, è un buon rappresentante della fantascienza contemporanea.

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BONUS TRACK

Oltre a questi e a quelli pubblicati da Delos, ho letto anche altri racconti di Ken Liu apparsi in italiano dentro ad antologie miste: Il demone di MaxwellIl serraglio di cartaGli algoritmi dell’amore e Il flagello. Anche questi racconti hanno caratteristiche simili a questa raccolta, con vicende in cui il complicato scorrere delle generazioni crea conflitti emotivi nei personaggi, soprattutto in rapporto ai loro genitori.

Il serraglio di carta ha vinto i premi Nebula nel 2011, Hugo e World Fantasy nel 2012 (il primo racconto nella storia a vincerli tutti e tre). È più dalle parti del realismo magico che della fantascienza ed è uno dei racconti più tristi che abbia letto nella mia vita, proprio per come inscena un tragico rapporto madre-figlio. Lacrime copiose.

Anche ne Il demone di Maxwell ci sono relazioni di discendenza importanti, ma il focus è altrove: un’ucronia sulla Seconda Guerra Mondiale, una bellissima idea di fondo tra fantascienza e weird che coinvolge una sorta di medium (una yuta); mi ha però disturbata per l’uso eccessivo dello stupro come meccanismo narrativo. In generale, sono diversi i racconti di Liu in cui ricorre il tema della sopraffazione sessuale (quasi sempre di donne), che a volte diventa un elemento qualsiasi, banalizzato nonostante nobili intenzioni che certamente lo scrittore ha.

Gli algoritmi dell’amore ha risvolti tetri nel raccontare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Qui il focus non è sulla singolarità, ma sull’effetto psicologico che le implicazioni dell’A.I. possono avere sugli umani.

Il flagello è un racconto brevissimo di confronto col post-umano; non particolarmente originale nei meccanismi, ma parte da immagini evocative. Purtroppo è molto sbrigativo.

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