Gianrico Carofiglio. Testimone inconsapevole

Testimone inconsapevole di Gianrico CarofiglioIN BREVE — La partenza scoppiettante – con la personale discesa agli inferi di un avvocato, a cui chiunque assisterebbe con una punta di gioia – lascia sperare in qualcosa di più, che però non arriva. Dopo alcuni capitoli il protagonista svolta bruscamente verso la redenzione: rulla di pugni i cattivi che gli danno fastidio, incontra una donna fantastica che ha letto tutti i suoi autori preferiti (elencati a uso e consumo nostro) e decide di assistere quasi gratuitamente un ambulante senegalese, in origine maestro di scuola, ingiustamente accusato di aver ucciso un bambino. La vicenda processuale è a dir poco tediosa, infliggendo al lettore la continua ripetizione degli stessi fatti e concetti e, come se non bastasse, dei verbali dei carabinieri. Buona la tesi di fondo: durante un’indagine è facile per l’inquirente lasciarsi pilotare dai propri pregiudizi inquinando involontariamente le testimonianze, e insomma, diciamolo, i poliziotti sono un po’ teste di cazzo. [SPOILER] Il vero omicida non sarà mai scoperto, abbandonando il lettore con un giallo per una volta tanto senza colpevole. Il punto di Gianrico Carofiglio non è whodunit, ma come si affrontano i fatti durante un processo.

Gianrico Carofiglio, Testimone inconsapevole, Sellerio, 2002, pp. 336.

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